Riabilitazione post mortem

Michail Tuchačevskij riabilitato nel 1963
Michail Tuchačevskij riabilitato nel 1963
 
Lev Kamenev riabilitato nel 1988
Lev Kamenev riabilitato nel 1988
 
Nikolaj Bucharin riabilitato nel 1988
Nikolaj Bucharin riabilitato nel 1988

La riabilitazione post mortem o brevemente riabilitazione (in russo реабилитация?, reabilitacija) è una dichiarazione ufficiale o un provvedimento dell'autorità giudiziaria con cui si riconosce l'innocenza di una persona deceduta, ingiustamente condannata, reintegrandone l'onorabilità.

È stata largamente utilizzata in Unione Sovietica e negli altri regimi comunisti dell'Europa orientale, dopo il XX Congresso del PCUS, nel periodo della destalinizzazione di Nikita Chruščёv a favore delle vittime delle grandi purghe e delle altre repressioni staliniane.

Interrotta con l'avvento al potere di Brežnev e dei suoi successori Andropov e Černenko, è stata poi ripresa ai tempi della glasnost' di Gorbačëv, quando Aleksandr Nikolaevič Jakovlev, stretto collaboratore del nuovo leader, fu chiamato alla presidenza della "Commissione per la riabilitazione delle vittime della repressione".

Dopo la dissoluzione dell'Unione Sovietica alla fine del 1991, questa tendenza continuò nella maggioranza degli Stati post-sovietici. Sia la moderna Russia sia l'Ucraina[1] hanno promulgato leggi "sulla riabilitazione delle vittime delle repressioni politiche", che costituiscono le basi per la continuazione della riabilitazione delle vittime post-staliniste.

Fra i riabilitati celebri si ricordano:

Con la glasnost' furono riabilitati:

Tra le vittime italiane, emigrate in Unione Sovietica, ottennero la riabilitazione:


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